Rupe Rocciosa di Colobraro, è questa: "la valle inferna del torbido Siri, il fiume alpestre che percorre orride contrade fatte di dumi e di ruinati sassi, che ispirarono la poetessa Isabella Morra" (passi tratti dal sonetto numero 7). Tra le rocce ed i sassi della rupe si annidano serpenti, coluber, da cui deriva il nome di Colobraro; lo stesso passaggio-paesaggio che dal Fiume Sinni si inerpica su a Colobraro, tra le rocce, è a forma di coluber (lo stesso letto del fiume in questo tratto ha un andamento tortuoso, come quello del coluber). Peraltro, il paesaggio da tregenda di questa parte del territorio lucano, ben si confà con la fama che voleva Colobraro terra di masciare-fattucchiere e Valsinni sede di potenti fascinatori.

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